La pensione di reversibilità è un assegno erogato dall’Inps in favore dei familiari di un assicurato o pensionato iscritto in una delle gestioni previdenziali dell’Istituto. Si tratta di un importo che è calcolato, tenendo in considerazione il grado di parentela dei familiari superstiti e la composizione del nucleo familiare, oltre al loro reddito annuo.
A chi spetta la pensione di reversibilità?
In linea generale, hanno diritto alla pensione di reversibilità i seguenti familiari del lavoratore deceduto iscritto all’Inps: coniuge, componenti dell’unione civile, figli, nipoti, genitori, fratelli e sorelle. Vediamo tutte le situazioni caso per caso:
- Pensione di reversibilità al marito o moglie: Marito o moglie del pensionato defunto hanno diritto alla reversibilità anche se non considerati a carico dell’assicurato. Nel dettaglio, la pensione di reversibilità spetta di diritto a: coniuge, anche se separato legalmente; coniuge divorziato a condizione che sia titolare dell’assegno periodico divorzile, che non sia passato a nuove nozze e che la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto sia anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio.
- Pensione di reversibilità ai figli: I figli del defunto hanno diritto alla pensione di reversibilità solo se sono minorenni o se sono maggiorenni ma invalidi al 100%.
- Pensione di reversibilità ai genitori: I genitori del defunto hanno diritto alla pensione di reversibilità solo se il lavoratore deceduto non aveva né coniuge né figli.
Per richiedere la pensione di reversibilità è necessario presentare domanda all’Inps. L’importo mensile spettante a coniuge, figli ed equiparati e in particolari casi anche a fratelli o sorelle viene calcolato dall’Inps sulla base delle informazioni fornite dal richiedente.