Negli ultimi anni, i cittadini italiani si sono trovati a fare i conti con un aumento dei prezzi quotidiani che sembra sfuggire ai calcoli ufficiali. I dati dell’ISTAT mostrano un’inflazione relativamente bassa rispetto a ciò che molti consumatori percepiscono nella loro spesa settimanale, e per molti è evidente che il fenomeno sia molto più allarmante di quanto riportato.

Ma perché questa discrepanza? I dati ufficiali sulla crescita dei prezzi si basano su un indice che comprende una vasta gamma di beni e servizi, molti dei quali non sono di uso quotidiano per la maggior parte delle famiglie. Questo approccio statistico, seppure teoricamente accurato, finisce col non rispecchiare i rincari di quegli articoli di cui le persone non possono fare a meno, come i generi alimentari e i prodotti per la casa, le voci che pesano di più sul budget di chi vive una vita comune.

Generi alimentari e prodotti per la casa: un aumento che fa rabbrividire

È sotto gli occhi di tutti: fare la spesa oggi è un’impresa molto più costosa rispetto a qualche anno fa. Prodotti essenziali come pasta, pane, latticini, carne e pesce sono saliti in modo esorbitante e continuano a farlo. E poi ci sono i prodotti freschi, come frutta e verdura, che sono diventati praticamente un lusso per molte famiglie italiane. Anche solo acquistare un cestino di fragole o delle zucchine può costare il doppio rispetto a pochi anni fa.

Ma non è solo questione di rincaro dei prezzi. Il consumatore si trova costretto a scegliere tra prodotti freschi che, oltre a costare molto, presentano spesso tracce di pesticidi e diserbanti. Questo, oltre a rendere meno sicuro il consumo dei prodotti, getta ulteriori ombre sulla gestione dei prezzi e della qualità alimentare.

Perché i dati ISTAT non colgono l’aumento reale del costo della vita?

Per comprendere il disallineamento tra i dati ufficiali e la percezione comune, bisogna capire come funziona il calcolo dell’inflazione. L’ISTAT basa i suoi numeri su un “paniere” di beni e servizi che non rappresentano solo i consumi essenziali, ma anche categorie come l’elettronica, il turismo, la cultura, e persino prodotti il cui prezzo è diminuito, bilanciando artificialmente i rincari più pesanti. Così, mentre alcuni articoli nel paniere mantengono prezzi stabili o calano leggermente, beni come gli alimenti di base e i prodotti per la casa crescono di prezzo senza tregua, soprattutto nelle grandi città e in aree dove la concorrenza nei prezzi è limitata.

Per la famiglia media, l’inflazione reale appare almeno il doppio, se non il triplo di quella riportata dall’ISTAT. Per chi deve comprare generi alimentari, prodotti per la pulizia, e occuparsi di spese domestiche senza poter rinunciare al necessario, la pressione sul bilancio è diventata insostenibile.

I fattori dietro al caro-spesa: dalle materie prime alla catena logistica

Dietro ai rincari ci sono molteplici fattori. Prima di tutto, la pandemia di Covid-19 ha innescato una catena di eventi che ha rallentato la produzione e la distribuzione di beni essenziali, facendo lievitare i prezzi delle materie prime. A questo si è aggiunta la crisi energetica, con l’aumento dei costi per il trasporto, il riscaldamento e la produzione. La guerra in Ucraina ha ulteriormente peggiorato la situazione, con impatti su materie prime come il grano e l’olio di semi, usati anche nella preparazione di molti prodotti alimentari.

Infine, un fenomeno meno visibile ma ugualmente decisivo è l’aumento della speculazione sui beni di consumo. Alcune catene di distribuzione approfittano della situazione per incrementare i prezzi, a scapito del consumatore finale.

Una domanda di fondo: è ancora possibile fare la spesa con il giusto equilibrio?

Oggi il consumatore medio si sente come “alla frutta”, un’espressione che non solo descrive la stanchezza di chi vede le proprie possibilità di acquisto ridursi ogni giorno di più, ma rappresenta anche una triste realtà. La frutta, come molti altri prodotti freschi, è diventata così costosa che per molte famiglie l’accesso a una dieta equilibrata è ormai un lusso. Rinunciare a comprare verdura fresca o a scegliere frutta di stagione è una scelta obbligata per molti, con ripercussioni evidenti anche sulla salute.

Possibili soluzioni: più controllo, più supporto

Davanti a questa crisi quotidiana, molti auspicano un maggior controllo sui prezzi dei beni di prima necessità e la riduzione delle imposte su questi articoli. Inoltre, un aiuto concreto potrebbe arrivare da politiche fiscali mirate a favorire il consumo di prodotti locali, riducendo la dipendenza dalle importazioni e accorciando la filiera di distribuzione.

Sarebbe anche importante rendere il paniere ISTAT più rappresentativo della vita reale: inserire categorie che rispecchino maggiormente la quotidianità della maggioranza degli italiani, dando più peso ai beni di prima necessità. Solo così i dati ufficiali dell’inflazione potrebbero offrire un quadro più fedele della realtà.

Conclusione

Alla fine, la percezione comune di un’inflazione molto più alta dei dati ufficiali è fondata su esperienze di vita quotidiana, che rendono le persone consapevoli di un aumento costante dei costi che toglie risorse e serenità. Non bisogna essere economisti per capire che, oggi, arrivare a fine mese è un’impresa sempre più difficile.