Sono siciliano, profondamente innamorato della mia terra, della sua storia e dei suoi paesaggi, e ho sempre amato ogni angolo della Sicilia, incluse le sue città più grandi. Fra queste, Catania ha sempre occupato un posto speciale nel mio cuore. Ogni gita a Catania per me era un piccolo viaggio di scoperta e piacere: un pranzo nel mio locale preferito, il Camelot vicino al suggestivo Castello Ursino, una passeggiata in Via Etnea, e magari qualche acquisto nei negozi lungo la via. Ma oggi, con grande dispiacere, mi trovo a dirle addio. Ho deciso che non spenderò più neanche un euro in questa città, e che non la includerò più nei miei itinerari di viaggio.

L’evento che ha cambiato tutto

Agosto 2024. Era una domenica di fine estate, e come tante altre volte io e la mia compagna ci siamo concessi una giornata a Catania, approfittando della bellezza del centro cittadino e della vivacità di Via Etnea. Avevamo passeggiato, trascorso una serata piacevole e cenato come al solito. Ma al momento di tornare alla macchina, ormai quasi a mezzanotte, abbiamo trovato uno spazio vuoto al posto della nostra auto. La nostra Giulietta, comprata da appena due mesi, era sparita. Una macchina non nuova, ma che rappresentava per noi un investimento, ancora in corso di pagamento. Trovarsi a mezzanotte, a piedi, in una città che non è la tua, sapendo di dover affrontare la trafila di denunce, telefonate, e soprattutto il disagio del viaggio di ritorno, è stata una sensazione che difficilmente scorderò.

La mia Giulietta cannibalizzata a Catania

Un amaro epilogo

La storia non si è conclusa con la sparizione dell’auto. Dieci giorni dopo, i carabinieri ci hanno informati del ritrovamento della macchina in un quartiere periferico di Catania, in condizioni che dire “disastrose” è poco. La Giulietta era ridotta a un telaio con quattro ruote: priva di motore, fari, paraurti, sportelli, e qualunque componente di valore. Avevano letteralmente cannibalizzato l’auto, riducendola a un cumulo di lamiere.

Questa esperienza mi ha lasciato un segno profondo. Non solo per il danno economico e il disagio, ma per il senso di tradimento. Catania per me non è più la città in cui tornare per trascorrere una giornata piacevole. È diventata il simbolo di una disillusione e di un disagio troppo pesante da ignorare.

Una decisione sofferta

Non è facile per me esprimere questa rabbia, questa frustrazione. Come siciliano, sento un legame viscerale con la mia isola, e Catania è stata a lungo una meta amata. Ma come posso continuare a supportare una città dove chi viene a godere delle sue bellezze si sente insicuro, abbandonato, e subisce simili torti? Non è solo una questione di soldi spesi o di disagi: è la tristezza di non sentirmi più accolto in un luogo che consideravo speciale.

Un grido di speranza

Questo mio sfogo non è solo un lamento, ma un appello a tutti coloro che amano questa città e la Sicilia in generale: Catania ha bisogno di una svolta. Ha bisogno che chi di dovere intervenga per garantire la sicurezza e la serenità di chi la visita e di chi ci vive. Spero che un giorno la mia esperienza non sia più la regola ma l’eccezione, e che si possa parlare di Catania come di una città che ha saputo valorizzare le sue bellezze, proteggendole e rendendole sicure per tutti. Solo allora, forse, tornerò a camminare per le vie di Catania con il cuore leggero e con la voglia di scoprire nuovamente tutto il bello che la città ha da offrire.