Con l’arrivo dell’autunno e della stagione fredda, le famiglie italiane si preparano ad affrontare l’inevitabile aumento delle spese per riscaldare le proprie case. Recentemente, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) ha annunciato un incremento del 5,3% nel costo del gas per il “cliente tipo” nel servizio di tutela, portando il prezzo a 116,77 centesimi di euro per metro cubo nel mese di ottobre. Questo nuovo rincaro segue una scia di aumenti che colpiscono, ormai da mesi, diversi beni e servizi essenziali, come il cibo e la ristorazione. Un contesto che sembra andare in netto contrasto con i dati ufficiali sull’inflazione in Italia, la quale rimane ancora insolitamente bassa, al di sotto della media europea.

L’impatto del rincaro sul budget delle famiglie italiane

Per molte famiglie, i costi di gas e luce rappresentano una fetta considerevole delle spese mensili, specialmente durante la stagione invernale. L’aumento del 5,3% deciso da Arera influisce immediatamente sul bilancio familiare, considerando che il gas è una risorsa essenziale sia per il riscaldamento che per la cucina. A partire da ottobre, chi si trova nel servizio di tutela, ossia chi non ha scelto un fornitore nel mercato libero, si troverà a pagare una cifra sensibilmente più alta. È un aumento che pesa, e che si aggiunge a rincari simili visti in altri settori come quello alimentare e della ristorazione.

La “stranezza” dell’inflazione italiana

Guardando ai dati macroeconomici, però, si nota un dato sorprendente: l’inflazione in Italia è ancora estremamente bassa, registrando un livello dello 0,8%, secondo i dati Istat di settembre, in netto contrasto con la media europea. La domanda sorge spontanea: com’è possibile che, mentre i prezzi aumentano visibilmente, l’inflazione resti al palo?

La risposta a questo apparente paradosso si trova nei dettagli tecnici e nelle modalità di calcolo dell’inflazione. Per l’indice generale, si considera un “paniere” di beni e servizi, che include sì cibo, energia e beni essenziali, ma anche molte altre voci. Attualmente, alcuni beni e servizi rimangono stabili o in lieve discesa, compensando in parte gli aumenti dei prezzi di energia e alimentari. Inoltre, i beni di importanza rilevante per la quotidianità, come il gas o l’elettricità, pur influendo sulla spesa, non pesano in modo dominante sull’indice aggregato. Sbagliatissimo!

Effetti della politica energetica e delle tensioni geopolitiche

Va inoltre considerato che l’inflazione bassa in Italia è anche il risultato di un insieme complesso di fattori geopolitici e di politiche interne. Il prezzo del gas, ad esempio, è influenzato da fluttuazioni sul mercato globale, dove pesano questioni come la guerra in Ucraina, le tensioni con i Paesi produttori e il continuo aumento della domanda di gas naturale in Europa per ridurre la dipendenza dal petrolio e dal carbone.

Questi fattori portano i prezzi dell’energia a essere molto volatili, e quindi gli aumenti che vediamo sulle bollette sono spesso temporanei e più volubili rispetto ai beni che solitamente guidano la crescita dell’inflazione, come l’immobiliare o i beni durevoli. Questa volatilità rende difficoltoso trasferire in modo costante l’aumento dei prezzi energetici sull’indice generale dei prezzi al consumo.

Il costo della vita in aumento: una preoccupazione concreta per le famiglie

Nonostante l’inflazione ufficiale rimanga bassa, l’impatto dei rincari su gas, elettricità e prodotti alimentari è reale e si traduce in una percezione diffusa di aumento del costo della vita. Molti consumatori lamentano di spendere di più per alimenti di base e per le uscite al ristorante, trovando un incremento nei prezzi di beni di prima necessità come frutta, verdura e anche prodotti di pasticceria come una semplice pizza.

In effetti, una delle ragioni per cui l’inflazione “percepita” dalle famiglie appare più alta dell’inflazione ufficiale risiede nel peso psicologico delle spese quotidiane: mentre alcune spese stabili, come i mutui o il prezzo dell’elettronica, non variano molto, i consumatori tendono a notare maggiormente gli aumenti nei beni di consumo frequente.

Conclusione: una politica economica in cerca di equilibrio

La situazione attuale evidenzia quanto sia complesso il rapporto tra rincari settoriali e inflazione nazionale. La discrepanza tra inflazione reale e inflazione percepita può sembrare sconcertante, ma rispecchia un sistema economico in cui alcuni beni salgono mentre altri rimangono stabili, mantenendo artificiosamente basso l’indice complessivo.

Per i consumatori, però, i numeri statistici non bastano a calmare l’ansia legata alle spese crescenti, soprattutto per chi già fatica a far quadrare i conti. Occorreranno dunque politiche di supporto mirate, che possano alleggerire l’impatto dei costi energetici e dei beni di prima necessità, nonché interventi per monitorare eventuali speculazioni sui beni essenziali.