L’Italia è un Paese che invecchia sempre di più. Secondo i dati dell’Istat, nel 2022 la popolazione residente ha raggiunto i 59,6 milioni di abitanti, di cui il 23,4% ha più di 65 anni. Questo significa che ci sono sempre più pensionati e sempre meno lavoratori attivi, con conseguenze negative sul sistema previdenziale e sul benessere sociale.
Infatti, molti pensionati vivono in condizioni di povertà o di difficoltà economica, a causa di assegni bassi, caro-vita e tasse. Secondo i dati dell’Inps, nel 2022 l’importo medio mensile per le pensioni di vecchiaia era di 1.359 euro, ma di 17,7 milioni di trattamenti pagati, ben 11,5 milioni di pensionati prendevano meno di 1.000 euro al mese e 9,88 milioni addirittura stavano sotto la soglia dei 750 euro. Il 67,7% di questi erano donne.
La situazione è ancora più grave se si considera la povertà assoluta, ovvero la condizione di chi ha una spesa per consumi inferiore al valore monetario di un paniere di beni e servizi essenziali. Secondo l’Istat, nel 2022 quasi 5,7 milioni di persone vivevano in povertà assoluta in Italia, di cui il 18% erano pensionati. La soglia di povertà assoluta varia a seconda della zona geografica e della composizione familiare: ad esempio, per un adulto single era fissata a 685 euro al mese a Otranto e a 1.175 euro al mese a Milano.
Perchè ci sono in Italia pensioni così basse?
Le cause della povertà tra i pensionati sono molteplici e complesse. Tra queste ci sono:
- La bassa contribuzione versata durante la vita lavorativa, spesso a causa di periodi di disoccupazione, lavoro nero o precario.
- La mancata rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione e al costo della vita. Nel 2022 l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 5,3% rispetto all’anno precedente, mentre le pensioni sono state rivalutate solo del 7,3%. Il governo ha previsto un conguaglio del +0,8% da dicembre 2023, ma resta insufficiente a coprire la perdita del potere d’acquisto.
- Le tasse e le spese fisse che incidono sul reddito disponibile. Tra queste ci sono l’Imu, la Tari, le bollette e le spese sanitarie.
- La mancanza o l’insufficienza di sostegni pubblici o privati. L’Italia è uno dei Paesi europei che spende meno in aiuti sociali per i pensionati poveri. Esistono alcune misure come il reddito di cittadinanza, il bonus Inps da 516 euro o il reddito minimo garantito per gli over 65, ma spesso sono difficili da ottenere o non coprono i bisogni reali.
Di fronte a questo scenario preoccupante, si rendono necessari degli interventi urgenti e strutturali per garantire una vita dignitosa ai pensionati poveri e per riformare il sistema previdenziale in modo equo e sostenibile.
Tra le possibili soluzioni ci sono:
- L’introduzione di una pensione minima universale per tutti i cittadini che abbiano raggiunto l’età pensionabile e che non abbiano altri redditi. Questa misura potrebbe essere finanziata con una tassa di solidarietà sui redditi più alti o con una revisione delle detrazioni fiscali.
- L’aumento della rivalutazione delle pensioni in base all’inflazione reale e al costo della vita. Questo potrebbe essere fatto con una modifica della legge Fornero o con una revisione dei criteri di perequazione.
- La riduzione delle tasse e delle spese fisse per i pensionati poveri. Questo potrebbe essere fatto con una esenzione o una riduzione dell’Imu, della Tari e delle bollette per i nuclei familiari con reddito inferiore a una certa soglia.
- Il potenziamento dei servizi sociali e sanitari per i pensionati poveri. Questo potrebbe essere fatto con un aumento dei fondi per l’assistenza domiciliare, il trasporto pubblico, le case di riposo e le cure mediche.
Queste sono solo alcune delle possibili proposte per affrontare il problema dei pensionati poveri in Italia. Si tratta di una sfida difficile ma necessaria, per garantire il rispetto dei diritti umani e la coesione sociale in un Paese che invecchia sempre di più e con disuguaglianze sempre maggiori.