Negli ultimi tempi, la sinistra italiana si è trovata sotto il fuoco incrociato delle critiche per aver abbandonato alcuni dei suoi principi storici a favore di tematiche che, per molti, sembrano lontane dalle necessità più urgenti del Paese. Tra i critici di questa svolta, si è fatta sentire la voce dell’attrice e attivista Sabrina Ferilli, che ha puntato il dito su quello che considera il “nervo scoperto” della sinistra: un crescente interesse verso questioni identitarie, di genere e l’ideologia “woke”, a discapito di problemi centrali come la sanità, la sicurezza e l’istruzione.

Il dibattito sull’ideologia “woke”

Per comprendere meglio la critica, è utile inquadrare cosa si intenda per ideologia “woke”. Questo termine, nato negli Stati Uniti, si riferisce a un atteggiamento di sensibilizzazione verso le discriminazioni e le ingiustizie sociali, legate in particolare a questioni di genere, razza e orientamento sessuale. Tuttavia, secondo i detrattori, questa impostazione è diventata col tempo un’ideologia rigida e a tratti divisiva, che rischia di distogliere l’attenzione da altre questioni sociali fondamentali. Ferilli critica aspramente questa deriva e afferma che la sinistra italiana, per sposare queste nuove battaglie, ha progressivamente perso di vista i temi di reale impatto sociale.

Ferilli osserva che, per la sinistra, le differenze di genere – dal maschio al femminile fino al neutro – sono divenute prioritarie, mentre l’attenzione verso sanità, sicurezza e istruzione si è affievolita. È una critica che non è nuova, ma la sua voce ha una forza mediatica particolare, poiché rappresenta il punto di vista di chi si considera parte della sinistra senza però sentirsi più rappresentata dalle sue recenti evoluzioni.

Il “libro” di Schlein come emblema della nuova sinistra

Un esempio lampante di questa trasformazione è, secondo Ferilli, il libro di Elly Schlein, leader del Partito Democratico (PD), che rappresenterebbe un manifesto di questa nuova ideologia progressista. Schlein ha portato avanti in Italia tematiche di inclusività e uguaglianza sociale, battendosi per i diritti LGBTQ+, per l’ambiente e per la parità di genere. Tuttavia, per Ferilli, e per molti altri, questa impostazione non riesce a parlare al cuore di quegli italiani che quotidianamente affrontano problemi pratici e concreti, come il miglioramento delle condizioni sanitarie, la garanzia della sicurezza nelle città e una scuola pubblica funzionante.

La sinistra e il rischio di distacco dai suoi elettori storici

Sanità, sicurezza e istruzione sono stati per decenni i pilastri delle battaglie della sinistra. La difesa dei servizi pubblici e la lotta per l’accesso universale ai servizi essenziali erano bandiere che la sinistra sventolava in difesa dei ceti più deboli. Tuttavia, nella politica contemporanea, si osserva una distanza crescente tra i valori progressisti della sinistra e le necessità immediate di una larga fetta di elettorato.

In particolare, il sistema sanitario italiano, storicamente uno dei migliori d’Europa, soffre oggi di carenze strutturali che vanno dalle lunghe liste d’attesa alla carenza di personale medico. La sicurezza, specialmente nelle grandi città, è un tema caldo, e molti italiani lamentano una percezione crescente di insicurezza, mentre il sistema scolastico, pilastro della formazione delle future generazioni, è caratterizzato da un crescente disinvestimento e dalla mancanza di risorse adeguate.

La necessità di un ritorno alla concretezza

Il messaggio che Ferilli lancia alla sinistra italiana è chiaro: occorre un ritorno alla concretezza, una riappropriazione di temi che toccano la vita quotidiana delle persone. È un richiamo a tornare a combattere per quei diritti che coinvolgono tutti i cittadini – il diritto a una sanità accessibile e funzionante, il diritto a vivere in città sicure, il diritto a una scuola di qualità per i propri figli.

Questo non significa abbandonare le lotte per l’inclusione e l’uguaglianza, ma trovare un equilibrio tra le battaglie storiche e quelle nuove, affinché la sinistra possa tornare a essere un punto di riferimento per i ceti popolari, per i lavoratori e per tutti coloro che sentono la necessità di una politica che li sostenga in modo pratico e tangibile.

Conclusione

La sinistra italiana è dunque davanti a una sfida complessa: riuscire a includere e rappresentare le nuove istanze senza perdere la sua identità e la connessione con i bisogni reali degli italiani. La critica di Ferilli, seppur dura, potrebbe rappresentare un’opportunità per una riflessione interna e per un ripensamento delle priorità, al fine di costruire un progetto politico che sappia rispondere tanto alle esigenze di una società in cambiamento quanto alle necessità più concrete di una cittadinanza che chiede risposte immediate e pragmatiche.