Mer. Ott 30th, 2024
PoveriInflazione e povertà, i conti non tornano

Nel contesto economico attuale, l’Italia sta affrontando una situazione in cui l’inflazione reale e l’inflazione percepita si muovono su due binari paralleli, distanti ma interconnessi. Mentre l’inflazione reale viene registrata mensilmente dall’Istat, attraverso dati precisi su beni e servizi, l’inflazione percepita rappresenta quella che i consumatori “sentono” nella loro quotidianità e deriva dall’impatto diretto che variazioni dei prezzi hanno sulle loro spese personali. Questo divario è diventato particolarmente evidente negli ultimi anni, quando la percezione dei consumatori, schiacciati dall’aumento del costo della vita, ha contribuito a un clima di diffidenza e cautela verso la spesa, alimentando invece l’attitudine al risparmio.

1. Inflazione reale e inflazione percepita: cos’è e cosa le differenzia?

L’inflazione reale, come calcolata dall’Istat, si basa su un paniere di beni e servizi rappresentativo dei consumi medi degli italiani, che include elementi essenziali come cibo, abitazione, trasporti e tempo libero. Ogni mese l’Istituto aggiorna il tasso di inflazione con criteri scientifici, basati sulle variazioni percentuali del prezzo di questo paniere. Si tratta quindi di un indice calcolato sulla base di medie statistiche che dovrebbe riflettere, in linea teorica, l’andamento dei prezzi nel paese.

L’inflazione percepita, invece, è più soggettiva: si manifesta come quella “sensazione” di aumento dei costi che i cittadini avvertono nella loro esperienza diretta, e può variare significativamente in base al reddito, alla regione, allo stile di vita e alle categorie di beni acquistati. Ad esempio, se il prezzo della benzina o dei generi alimentari aumenta sensibilmente, anche in assenza di un aumento generale del tasso di inflazione, i consumatori potrebbero percepire un’inflazione più alta rispetto a quella reale, influenzati dal peso che queste spese hanno sul loro bilancio.

2. Il gap di percezione e le sue conseguenze sul risparmio

Uno degli effetti più evidenti del divario tra inflazione reale e percepita è un atteggiamento di diffidenza e precauzione che si traduce in un aumento del risparmio. Questo fenomeno è confermato dai recenti dati: circa il 75% degli italiani ha scelto di ridurre le spese, limitando i consumi non essenziali e rinviando gli acquisti a momenti più favorevoli. Il divario tra percezione e realtà genera una prudenza che contribuisce alla crescita del tasso di risparmio nel paese.

Da un lato, questa tendenza alla parsimonia può essere interpretata positivamente, perché favorisce la sicurezza economica delle famiglie, soprattutto in periodi di incertezza. Dall’altro lato, tuttavia, un livello elevato di risparmio rappresenta anche una minore circolazione del denaro nell’economia, con possibili conseguenze negative per i settori produttivi e per il mercato del lavoro.

3. I fattori che amplificano la percezione dell’inflazione

Il fenomeno dell’inflazione percepita, spesso più alta di quella reale, è legato a diversi fattori che amplificano la sensibilità dei consumatori rispetto ai cambiamenti di prezzo. Tra questi troviamo:

  • Aumento dei beni essenziali: quando ad aumentare sono i prezzi dei prodotti di largo consumo, come alimenti o energia, l’impatto viene percepito in modo più acuto, poiché queste spese ricorrenti incidono direttamente sui bilanci delle famiglie.
  • Amplificazione mediatica: la copertura mediatica sui rincari contribuisce a rafforzare la percezione di un’inflazione in crescita, anche quando i dati effettivi mostrano variazioni meno significative.
  • Incertezza economica: in periodi di crisi o recessione, come quelli recenti, i consumatori tendono a percepire una maggiore vulnerabilità finanziaria e, di conseguenza, a sovrastimare l’aumento dei costi.

4. Come il gap influisce sulle decisioni economiche degli italiani

La percezione di un’inflazione elevata, combinata con l’incertezza economica, si traduce in un approccio difensivo verso la gestione delle finanze personali. I consumatori, temendo un aumento dei costi futuri, optano per ridurre il consumo di beni non essenziali e differiscono spese importanti, come l’acquisto di beni durevoli o viaggi. Anche investimenti in beni immobili, che rappresentavano in passato una forma di “rifugio” economico, registrano una minore attrattiva, soprattutto tra i giovani che si affacciano al mercato del lavoro con meno certezze e redditi più bassi.

5. Possibili soluzioni: come colmare il divario?

Comprendere il gap tra inflazione reale e percepita e mitigarne gli effetti è essenziale per promuovere una crescita sostenibile e mantenere una certa stabilità economica. Alcune strategie utili potrebbero includere:

  • Educazione finanziaria: informare i consumatori su come leggere correttamente i dati sull’inflazione e comprendere l’impatto reale delle variazioni di prezzo sui bilanci familiari può aiutare a ridurre la discrepanza tra percezione e realtà.
  • Sostegno ai consumi: politiche di sostegno ai consumi, come incentivi o agevolazioni fiscali, possono aiutare a mantenere attiva la domanda interna, senza che i cittadini rinuncino troppo agli acquisti.
  • Interventi mirati su beni essenziali: controllare e ridurre i prezzi di beni primari come energia, alimenti e carburanti può contribuire a ridurre l’impatto emotivo delle spese e restituire fiducia ai consumatori.

6. Conclusione: il ruolo della fiducia per un’economia sana

Il gap tra inflazione reale e percepita rappresenta una sfida importante per l’economia italiana, in quanto influisce direttamente sulle scelte di consumo e risparmio dei cittadini. La fiducia dei consumatori è un elemento fondamentale per la crescita e la stabilità economica: senza di essa, persiste la tendenza a “mettere da parte” piuttosto che investire, generando effetti a catena che possono rallentare il mercato e ostacolare la ripresa.

Per affrontare questo divario, è essenziale agire sia sul piano della percezione – informando e rassicurando i cittadini – sia su quello reale, con politiche concrete che supportino il potere d’acquisto e riducano i costi dei beni di prima necessità. Solo così si potrà sostenere un ciclo economico virtuoso, in cui gli italiani tornino a investire e a credere nel futuro.

Di Giuseppe Cianci

Sono Giuseppe, 66 anni, fotografo per passione, webmaster, writer ed amante dei viaggi. Amo la mia Sicilia, che io considero l'isola più bella al mondo. Come blogger, racconto di tutto quello che mi interessa, dagli eventi ai viaggi, dalla politica alla difesa dei diritti dei più deboli. Scrivo in modo diretto, mi piace avere sempre un tono di voce cordiale e sincero.